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Cina:
un grande Paese, una civiltà senza eguali, un popolo meraviglioso
che è stato in grado di sopravvivere a tutto, grazie alla sua intraprendenza
e tenacia. Un mondo a sé, diverso da tutti, che non ha mai cessato
di stupire e affascinare, fin dai tempi di Marco Polo….. |
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La Capra “da Cashmere”
storicamente si trova nella Cina, la Mongolia, l’Iran, il Tibet,
ecc., dove viene prodotto circa il 90% del cashmere a livello mondiale.
Nell’ultimo secolo sono stati creati grossi allevamenti di Capre
da Cashmere in Australia e negli Stati Uniti, ma è soltanto negli
ultimi anni che la situazione socio-economico-politica nei paesi
produttori (il più importante essendo la Cina) è cambiata al punto
da fare diventare interessante la produzione anche in Europa….
Se solo la metà dei
1,4 milioni di capre da latte in Italia fossero produttori ANCHE
di Cashmere (oltre al latte ed alla carne), il fabbisogno Italiano
(il 60% del cashmere prodotto a livello mondiale viene trasformato
in Italia) potrebbe essere almeno parzialmente soddisfatto a livello
nazionale, con il vantaggio di avere controllo sia sulla qualità
sia sulla quantità prodotte.
Noi abbiamo scelto
le Cashmere per le loro caratteristiche di adattabilità ad un allevamento
naturale estensivo che richiede poco tempo ed un investimento minimo
in strutture ed attrezzature. Esse si inseriscono molto bene in
molti progetti di agricoltura sostenibile e possono essere allevate
da solo oppure in consociazione con altre specie animali
Le Capre da Cashmere,
infatti, possono essere allevate praticamente ovunque, senza grossi
investimenti in ricoveri o attrezzature sofisticate. Vivono all’aria
aperto tutto l’anno, anche nelle zone più povere e sui terreni marginali
con strutture strettamente essenziali, cibandosi di piante infestanti
e non utilizzabili da altri animali.
Il cashmere è un
tipo di lana, e per questo motivo mantiene in se le caratteristiche
della lana animale. |
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Quella morbidissima,
finissima fibra che conosciamo come “Cashmere” – o “Vello d’Oro”
non è altro che il sottovello prodotto dalla capra. Tutte le capre
(con l’eccezione della capra d’Angora) sono in grado di produrre
delle piccolissime quantità di fibra, ma quella che chiamiamo “Capra
da Cashmere” è frutto di una serie di selezioni genetiche per
aumentare la produzione di questa lanugine preziosa fino a raggiungere
delle quantità commerciabili. Il Cashmere, difatti, è per definizione
una fibra ondulata e opaca, con il diametro fra 14 e 18 micron (molto
più fine, per esempio della lana Merinos, la più pregiata tra le
lane da pecora, che si aggira sui 24 microns di diametro), con un
potere isolante 10x quello della lana.
Il Cashmere
è, dunque, il sottovello fine, fioccoso, soffice prodotto della
capra omonima. Esso, come del resto la giarra (o pelo) che lo protegge,
può essere di vari colori, dal bianco al nero, con tutta una serie
di colori e sfumature intermedi.
La fibra cresce normalmente
da metà estate fino alla fine dell’inverno quando avviene la muta
naturale oppure la raccolta: o con la pettinatura (che lascia il
pelo o “giarra” sull’animale) oppure con la tosatura (che toglie
sia il pelo che la fibra sottostante). Una buona produzione annuale
di fibra si aggira sui 200 grammi per capo di fibra pulita, ed è
determinata dalla finezza (non oltre 18 micron), la lunghezza (almeno
2,5 cm) e dalla copertura di vello dell’animale – tutti fattori
trasmessi geneticamente e che possono essere migliorati con la selezione
genetica.
La lana di cashmere
è la più morbida tra tutti i tipi di lana. Se la pashmina consiste
al 100 % di cashmere ed ha una “qualità naturale”, come una qualsiasi
lana animale mai indossata, essa sarà sicuramente “il migliore amico”
del vostro collo. La lana di cashmere è particolarmente morbida
e permette di sentirsi piacevolmente sia con in brutto tempo invernale
che nelle sere estive.
La pashmina al 100% di cashmere si riconosce dal leggero e largo
disegno della stoffa
Il puro cashmere
è un tessuto eccezionalmente sensibile.: una buona cura della pashmina
vi regalerà lunghi anni di uso confortevole. |
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La lana elegante, dalla quale è prodotta
la pashmina per gli scialli, si ottiene dalle capre degli altopiani
di Himalaya. Il suo ottenimento è un processo duro e costoso.
In un negozio un buon foulard di pashmina può costare 200 euro o più,
e nell’armadio bisogna proprio avere una ampia scelta di colori, per
trovare uno sciale adatto ad ogni abito. Gli autori di numerosi articoli
delle riviste da “Vogue” a “Brigitte”, e nel “Sex in the City” (“Sesso
in città”), attribuiscono la pashmina ad uno dei più richiesti accessori
dei nostri tempi. Appaiono sempre nuovi stili di vestire, perciò nessuno
si rammarica di aver comprato la pashmina: sono molto rari i casi,
quando il foulard rimane intatto nell’armadio.
Una classica pashmina nepalese è prodotta al 70% di cashmere e al
30% di seta. Il cashmere dà al tessuto i necessari calore e morbidezza,
e la seta è responsabile per le lucentezza, elasticità e resistenza.
Nonostante l’affidabilità della seta alcune case di moda, ed anzitutto
Versace, hanno sperimentato la pashmina al 100% cashmere ed hanno
dato vita ad una moda nuova: il richiamo di queste sottilissime sciarpe
di cashmere nella loro fragilità ed anche nell’ imparagonabile calore
ed un aspetto particolare, quasi trasparente. |
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